L’Uganda è un paese già tristemente noto per le sue esperienze di governo dittatoriale, lacerato da una guerra civile che perdura dal 1987, e che non manca di coinvolgere, all’interno delle operazioni di guerriglia, che includono massacri, stupri, mutilazioni, e utilizzo di bambini-soldato, anche i paesi confinanti, dando luogo ad una instabilità sistemica.
In questo contesto, i servizi sanitari di base sono molto contenuti, quando non assenti, e caratterizzati da una qualità non sempre adeguata rispetto agli standard minimi imposti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. In un paese a fortissima natalità (4.5%), la continuità e la qualità dei servizi di ostetricia e neonatologia del Servizio Sanitario appaiono cruciali. Il 15% di tutti i parti presentano complicazioni potenzialmente fatali. Queste complicazioni possono essere di tipo diretto, come l’emorragia, la sepsi, l’aborto clandestino e di tipo indiretto, come le infezioni di tipo virale (AIDS), che microbica (Tubercolosi, malaria, legionella). La gran parte dei casi di mortalità infantile è da attribuirsi a cause dirette. Se fosse presente un’assistenza qualificata, una buona delle prognosi non avrebbe esito infausto. Il 46% delle morti materne sarebbe evitato. Ad oggi, invece, circa il 75% delle mamme ugandesi che perdono la vita durante il parto non hanno ricevuto un’assistenza qualificata, 550 mamme ogni 100.000 perdono la vita. Così anche per l’80% delle cause dirette delle morti neonatali, attribuibili a infezioni. Il tasso di mortalità neonatale ugandese è di 29 su 1.000 nati vivi, mentre quello italiano è di 6 bambini ogni 1.000.
Il progetto Parti Sicuri del Cuamm, sostenuto da Fondazione Mediolanum Onlus è una vera e propria rivoluzione del sistema sanitario del distretto di Aber (329.686 abitanti), e prevede l’implementazione dei servizi erogati, il controllo della loro qualità, la loro integrazione e l’introduzione di sistemi di monitoring e di formazione continua. In particolare, una maggiore copertura dell’assistenza al parto, e aumento delle diagnosi dei casi di complicanze ostetriche. Incremento dei parti cesari, in termini di numero di procedure attuate, con il risultato finale di ridurre la mortalità infantile intrapartum e quella neonatale precoce.
Per ottenere rapidamente questi risultati, verrà attivato un controllo di qualità dei servizi erogati, mediante formazione teorica e pratica, supervisione e audit clinico, applicando soprattutto strumenti validati per monitorare costantemente l’appropriatezza clinica del taglio cesareo. Inoltre, si agirà sulle barriere finanziare e geografiche abolendo il costo delle tariffe ospedaliere e del trasporto che impediscono alle donne povere di accedere ai servizi di emergenza ostetrica e neonatale. La continua monitorizzazione delle attività e l’adozione di procedure standardizzate e di protocolli clinici permette un controllo qualitativo sui servizi erogati. In questo modo sarà sensibilmente abbattuto il tasso di mortalità neonatale per cause dirette, e portato sotto controllo quello per cause dirette. L’accesso ad un sistema sanitario assistenziale di interesse distrettuale qualitativamente superiore è garantito da un contestuale e graduale abbattimento delle tariffe, fino all’introduzione di una tariffa fissa per i servizi principali, che non appesantisca i pazienti dei costi legati alla lunga degenza o alla quantità di farmaci utilizzati. In questo modo si prevede di portare l’incidenza della mortalità materna da causa diretta intorno all’1%.
Fondazione Mediolanum Onlus ha sostenuto questo progetto nel 2013 e nuovamente nel 2014, con l’obiettivo di continuare a contribuire a ridurre la mortalità materna e neonatale rafforzando il sistema sanitario distrettuale in Oyam, di cui l’Ospedale di Aber fa parte, per assicurare alle donne e ai loro neonati una maggior accessibilità al parto assistito.
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