La Tanzania è uno stato dell’Africa orientale, è inserito in un contesto molto instabile dal punto di vista politico confinando con Ruanda, Burundi e Congo. La cultura di questo paese è molto ricca e stratificata, un punto di commistione tra quella swahili e quella bantu, che però non manca di alcune credenze popolari che possono apparire spietate: in questa realtà i bambini nati disabili sono esclusi dai processi economici e sociali del paese, e i loro familiari sono ritenuti portatori di cattiva sorte.
Dal 2009 il CEFA lavora a Dar es Salaam, la capitale commerciale della Tanzania, sul tema della disabilità. CEFA insieme ai propri partner locali CCBRT e Radar Development sta realizzando il progetto “LESS is MORE” (Labour, Empowerment and Social Services for vulnerable people in Dar es Salaam). Il progetto adotta un approccio innovativo, fondato sull’integrazione di interventi al fine di favorire una migliore integrazione delle persone disabili, sia bambini che adulti. Una campagna mediatica, nella città di Dar es Salaam, ha garantito una costante attenzione sui temi legati alla disabilità da parte dell’opinione pubblica, che deve risultare particolarmente coinvolta data la grande incidenza delle persone diversamente abili, che rappresentano circa il 10% della popolazione tanzaniana. Solo l’1% dei bambini disabili riesce a frequentare regolarmente la scuola elementare.
La mancanza di servizi sociali accessibili e mirati a soddisfare le esigenze di questi bambini fanno sì che nella stragrande maggioranza dei casi disabilità sia un sinonimo di maggiore povertà, sia per quanto riguarda la persona disabile che la loro famiglia di appartenenza. Un recente report dell’I.L.O. (organizzazione internazionale del lavoro, un’agenzia ONU) ha rivelato che l’80% dei disabili in Tanzania è disoccupato. I caregivers, ossia quelle persone che si prendono la responsabilità del sostentamento dei bambini disabili, solitamente madri sole abbandonate dai compagni, nella maggior parte dei casi non riescono ad inserirsi nel mercato del lavoro per via della mancanza di adeguati servizi sociali sui quali poter fare affidamento. Questa situazione si traduce in una sostanziale incapacità di generare reddito in maniera continuativa, con evidenti conseguenze in termini di qualità della vita per le famiglie coinvolte.
L’emergenza è quindi di sopperire a questa mancanza con un servizio sociale locale che sia in grado di dare un aiuto concreto a queste famiglie nell’immediato, per poi garantire nel medio termine un impiego stabile e duraturo, che permetta a questi bambini di essere uguali a tutti gli altri. Per questo è stato costituito tre anni fa un “Centro Diurno” a Mbagala, un slum di Dar es Salaam. Il Centro Diurno di Mbagala è rapidamente diventato un punto di riferimento per l’intera comunità della zona ed ha dimostrato come le attività proposte possono portare significativi benefici fisici e sociali a bambini che tradizionalmente conducono una vita solitaria e domestica. Parallelamente le madri di questi bambini, potendo contare sulla possibilità di affidare la cura dei propri figli ad un centro diurno con personale specializzato, godono di più tempo da poter dedicare alla ricerca di un lavoro o alla conduzione di attività generatrici di reddito. La riabilitazione su base comunitaria si realizza attraverso l’insieme degli sforzi delle stesse persone disabili, dei loro familiari e delle comunità, e attraverso adeguati servizi sanitari, educativi, professionali e sociali. Il Centro Diurno offre alle famiglie del quartiere con bambini disabili un servizio di kindergarten, attività educative e ludico-ricreative. Opera in collaborazione con le autorità e la comunità locali, nonché con diverse realtà espressioni della società civile.
Una storia per tutte
“Mi chiamo Halima ho 26 anni ma tutti mi chiamano Mama Farida. In Tanzania quando diventi madre prendi il nome del tuo primogenito. La mia bambina, a causa di un problema durante il parto, ha problemi motori e solo oggi, dopo tanti sforzi, riesce a camminare un po’. Mio marito mi ha lasciata non appena i medici ci dissero che Farida non avrebbe potuto camminare. Per me non è stato facile, ho lasciato il mio villaggio quando ero una ragazzina e la vita in città è dura. Fortunatamente da qualche anno posso contare sul centro diurno di Mbagala, la mia piccola Farida lo frequenta con molto entusiasmo, fa una vita molto attiva e questo ha portato dei miglioramenti inaspettati! Ora, anche se sempre con grande fatica, Farida è molto più autonoma e socievole. Il centro le ha dato una sicurezza maggiore, ha capito che ha delle capacità ed io sono molto più serena.”
Halima Saidi – mamma di Farida.
E’ per storie come quella di Halima e Farida che Fondazione Mediolanum Onlus ha deciso di sostenere questo progetto.
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